Tortura: tecniche moderne per estorcere una confessione

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Dott. Manhattan
icon5  view post Posted on 22/7/2010, 22:17





Tortura: tecniche moderne per estorcere una confessione



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A molti sembra che la tortura sia un insieme di tecniche relegate ad un lontano passato. Ottenere una confessione senza i metodi di indagine moderni, come DNA, poligrafo e analisi della scena di un delitto ha contribuito a realizzare macchinosi e dolorosi metodi di tortura in passato, creando anche un’immagine del genere umano che nulla ha di edificante.


Al giorno d’oggi sembra che il mondo civilizzato non abbia più bisogno di metodi così crudeli. La scienza è un fondamentale supporto per le indagini: abbiamo satelliti in grado di spiare le mosse del nemico, analisi chimiche che ci forniscono l’esatta identità di un criminale, tecniche sofisticate per ottenere una confessione veritiera senza sottoporre l’indagato ad una serie di pratiche che ben poco hanno di umano.

Tuttavia la tortura è ancora oggi largamente impiegata, soprattutto in ambito militare. Quando sentiamo parlare di “waterboarding” o di “bombardamento sensoriale” sui prigionieri di guerra non stiamo facendo altro che dare nomi sofisticati a metodologie che non sono per nulla umane, ma rappresentano in tutto e per tutto tecniche di tortura.

Durante il SERE, acronimo che sta per “Survival, Evasion, Resistance and Escape”, i soldati americani ed inglesi vengono addestrati a ricorrere a “pratiche non ortodosse” per ottenere delle confessioni dai prigionieri. Le tecniche insegnate al SERE per molti sono soltanto un insieme di metodi per estorcere confessioni; il fine giustifica i mezzi. Per altri invece violano in tutto e per tutto la Convenzione di Ginevra, rendendole a tutti gli effetti metodi di tortura.

Una guida pratica ai metodi di tortura è codificata nel KUBARK (KUBARK Counterintelligence Interrogation), un manuale sulle tecniche di interrogatorio utilizzato dalla CIA. Tenuto segreto dal 1963 fino al 1997, la NSA lo ha reso di pubblico dominio dopo il Freedom of Information act, assieme ad un altro manuale, lo Human Resource Exploitation Manual, basato sul KUBARK.
Il KUBARK è visibile online a questo indirizzo:http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB27/01-02.htm



Quali sono questi metodi? I più comuni sono i seguenti:

ISOLAMENTO
L’isolamento si è dimostrato un ottimo metodo di tortura per “spezzare” un essere umano. Sperimentato in molte carceri, l’isolamento si rivela spesso un’ottima arma per ridurre all’impotenza individui sociali, lasciandoli soli con loro stessi per periodi di tempo più o meno lunghi.
Il KUBARK riporta l’esperienza di molti esploratori polari, i quali hanno riportato come l’isolamento sia un fattore di estremo stress per l’individuo, e che in molti casi sia stato la causa scatenante di attacchi di panico e di fobie. I sintomi primari dell’isolamento sono la superstizione, l’amore estremo per altri esseri viventi, percepire oggetti inanimati come vivi, e allucinazioni.

DOLORE
Il dolore è la più antica forma di tortura conosciuta. Molte persone sottovalutano la soglia del dolore che sono in grado di sostenere, ed una volta giunti al punto di rottura faranno di tutto per terminare l’agonia. La soglia del dolore può innalzarsi per motivi psicologici, come forti motivazioni, ma è pressochè identica per tutti gli esseri umani.
Il KUBARK tuttavia specifica come il dolore non sia uno dei metodi di tortura migliori: proprio le motivazioni psicologiche dell’individuo sarebbero il punto debole di questa tecnica. Può inoltre fornire false confessioni nel caso il dolore fosse troppo intenso o prolungato nel tempo.

DEPRIVAZIONE DEL SONNO
Ci sono una marea di studi scientifici sulla deprivazione del sonno e sugli espetti devastanti che può avere sulla psiche umana. Il sonno è un elemento che contribuisce alla nostra stabilità mentale, e privare un individuo del riposo non fa altro che portarlo al punto di rottura, indurre allucinazioni multi-sensoriali e psicosi di diversa natura.
Il KUBARK prevede che, dopo un periodo di tortura attraverso la deprivazione del sonno, il prigioniero venga fatto riposare, per poi procedere con l’interrogatorio. Il solo timore di poter tornare in uno stato di deprivazione del sonno è sufficiente a far parlare quasi chiunque.
Menachem Begin, ex Primo Ministro israeliano, è stato prigioniero del KGB, ed ha subito questo genere di tortura. Parlando della sua esperienza riferisce:

“Nella mente del prigioniero interrogato, inizia ad esserci confusione. Il suo spirito è stanco morto, le gambe sono instabili, ed ha un solo desiderio: dormire…Chiunque abbia sperimentato questa tortura sa che nemmeno la fame e la sete sono paragonabili a questo”

Per fornire un esempio chiarificatore di cosa possa comportare la deprivazione del sonno, la Graduate Medical School di Singapore ha condotto un esperimento per verificare come la precezione visiva di un soggetto deprivato di sonno possa alterarsi. Il cervello viene alterato nella sua capacità di dare un senso a ciò che viene percepito attraverso la vista, può addirittura creare false memorie frutto di esperienze allucinatorie o di errate percezioni sensoriali, fino a condurre alla pazzia.

DEPRIVAZIONE SENSORIALE
La deprivazione sensoriale consiste nel privare un prigioniero di ogni stimolo proveniente dai sensi pricipali, isolandolo completamente dal mondo esterno.
Come già scritto in un altro post riguardo alla deprivazione sensoriale, sono necessari solo 15 minuti per iniziare a sperimentare allucinazioni, attacchi di panico, paranoia. Poche ore di deprivazione sensoriale equivalgono a mesi di prigionia in una cella ordinaria..
Alla Mcgill University, nel National Institute of Mental Health, sono stati condotti alcuni esperimenti sulla deprivazione sensoriale, dimostrando come questa tecnica di tortura possa alterare in brevissimo tempo la psiche di un individuo rendendolo estremamente più malleabile.

UMILIAZIONE SESSUALE
L’umiliazione sessuale si basa sulle credenze ed i punti di vista del prigioniero, e varia in base al sesso. Per esempio, una persona cattolica potrebbe essere un forte oppositore dell’ omosessualità, per cui si punta a renderlo vittima di abusi orientati verso quel tipo di sfera sessuale.
Il prigioniero può essere costretto ad indossare biancheria femminile, a travestirsi da donna, o fare lap dance di fronte all’ interrogatore, in una serie di abusi psicologici, e talvolta fisici, che lo portano al punto di rottura.
Un esempio classico di umiliazione sessuale è quello di Fahim Ansari, accusato della strage di Mumbai, che ha subito torture a sfondo sessuale da un agente donna dell’ FBI riportando lesioni sui genitali e su altre parti del corpo. Altri casi di umiliazione sessuale sono avvenuti nel carcere di Abu Ghraib, con stupri, scariche elettriche ed sevizie a sfondo sessuale di ogni tipo.

FREDDO ESTREMO
Metodo di tortura che pare essere il preferito dal governo cinese, e sul quale ci sono numerose sperimentazioni passate su cavie umane compiute da menti malate come Shiro Ishii o Mengele.
Il prigioniero viene bagnato con acqua fredda e lasciato all’esterno, o in una cella non riscaldata priva di vetri sulle finestre. Altri sono costretti a correre nella neve indossando soltanto la biancheria; altri ancora invece devono dormire per terra in celle non riscaldate, in pieno inverno. Lascio a voi immaginare se il metodo funziona o meno.

FOBIE E MINACCE
Il primo metodo di tortura sfrutta le fobie del prigioniero per spezzarne l’animo. C’è chi ad esempio ha la fobia per i ragni: in questo caso, può venir lasciato per ore in una stanza piena di ragni, per poi essere interrogato.
Il timore di tornare in quella cella farà in modo che il prigioniero sia più calmo e risponda a tutte le domande che gli verranno poste.
Ci sono inoltre le minacce: in individui con una bassa soglia del dolore, la minaccia di provocare dolore è insopportabile, a volte meno tollerabile ed efficace del dolore stesso.
Per una strategia di tortura efficace, il KUBARK suggerisce di approfondire la psiche del prigioniero per fare leva efficacemente sulle sue paure più profonde, e per scoprire la soglia del dolore oltre la quale non possa più resistere.

WATER BOARDING
Il governo americano di recente ha confermato l’utilizzo del water boardingcome strumento per ottenere delle confessioni. Sostanzialmente si tratta di un “affogamento controllato”: si prende il prigioniero, e gli si versa acqua sul viso, simulando un annegamento. Alcuni agenti della CIA si sono sottoposti volontariamente al water boarding per provare l’esperienza, non riuscendo a resistere per più di 14 secondi.
La giornalista Julia Leyton ha descritto nei dettagli il metodo:

“Il water boarding viene eseguito ponendo una persona su un tavolo inclinato, con la testa nel punto più basso ed i piedi in cima. L’interrogatore lega le braccia e le gambe del prigioniero in modo che non possa muoversi, e gli copre la faccia, alcune volte con del tessuto, altre con del cellophane. Poi si comincia a far cadere acqua sul viso del prigioniero; dipendentemente dal metodo, l’acqua entra o non entra nel naso e nella bocca del prigioniero. Ma l’esperienza fisica di essere sotto ondate di acqua sembra essere secondaria a quella psicologica. La mente del prigioniero crede che di essere realmente sul punto di affogare”.
 
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